Nei settori giovanili s’impara non solo a giocare a calcio, ma anche a vivere

Nell’ideare e sviluppare Tascout, la prima community mondiale di appassionati di calcio,  l’obiettivo del team è stato quello di offrire tutti gli strumenti per far emergere il talento di coloro che amano giocare a calcio, soprattutto i più giovani. Sono loro, infatti, i veri protagonisti della piattaforma. Ma quanto influirà nella realizzazione del loro sogno calcistico, la consapevolezza di far parte di una squadra e di doversi meritare la convocazione alle partite? In poche parole, la meritocrazia può essere insegnata fin da piccoli? Per noi di Tascout sì. Crediamo, infatti, che questo tipo di insegnamento possa portare alla nascita di un calciatore che, prima di tutto è una persona di valore. Ma non sempre la strada è così lineare, questo a causa delle ingerenze che, spesso, ostacolano la crescita e l’affermazione di una giovane promessa del pallone.

Per esempio, quante volte vi è capitato di assistere, dopo una partita di calcio giovanile, ad una discussione animata tra l’allenatore e il genitore che si lamenta perché il figlio non ha giocato abbastanza? Purtroppo succede spesso e le conseguenze non sono positive per nessuno, soprattutto per il bambino. Infatti, se da una parte l’allenatore deve settimanalmente fare una scelta su chi far scendere in campo, spesso scontentando diversi componenti della squadra, dall’altra ci sono i bambini che vogliono dare il meglio davanti alle loro famiglie. Tuttavia è importante capire che, se un bambino presenzia poco in una partita o addirittura non viene convocato, un motivo c’è e deve essere accettato. Spesso è che semplicemente che non lo ha meritato. Questo perché la meritocrazia vale anche per i più piccoli. A ribadirlo è stato il mister Alessandro Zenone che, forte della sua esperienza di allenatore nei settori giovanili, ha spiegato cosa significa essere meritevoli nella fascia di età che va dai 5 ai 12 anni.

Quali sono i parametri di merito?

Zenone sostiene che i criteri di valutazione del merito per i settori agonistici siano diversi rispetto a quelli giovanili. Infatti, se nei primi è fondamentale il rendimento in campo, nei secondi un bambino ha diritto di partecipare alla partita solo se ha mostrato educazione e impegno sia in allenamento che in gara. In sintesi, una condotta irreprensibile garantirà l’accesso e la permanenza di gioco in tutte le partite. Qualora ci si trovi davanti ad un comportamento scorretto e con assenze ingiustificate agli allenamenti, il bambino non dovrà essere convocato. Se gli sarà concesso di giocare, parteciperà ai tre tempi della partita solo se lo ha meritato veramente. Al contrario se non ha rispettato le regole, non ha ascoltato l’allenatore e non ha aiutato i compagni, dovrà accontentarsi del tempo completo che gli spetta da regolamento e niente di più. Questo è un importante insegnamento di vita, perché educa il bambino a capire che niente viene regalato se non lo si è meritato.

Il ruolo dei genitori

I genitori d’altro canto, hanno un ruolo fondamentale nel calcio giovanile, da loro, infatti,  dipende l’esistenza stessa delle scuole di calcio. Infatti, sono loro a portare i propri figli ad allenarsi, spesso con grossi sacrifici economici e organizzativi. Sempre dai genitori, ci si aspetta una condotta esemplare, che rafforzi il lavoro dell’allenatore. Ma non solo, devono incoraggiare i figli indipendentemente dai risultati, rispettare gli arbitri, gli avversari e tutti gli addetti ai lavori e, soprattutto, non intromettersi nelle scelte tecniche e societarie.

Conclusione

Per concludere è fondamentale che le tre figure (allenatore, bambino e genitore), collaborino ognuna senza invadere lo spazio dell’altro, ma anzi si sostengano e si incoraggino a vicenda. Solo in questo modo, infatti, l’attività calcistica del figlio potrà essere formativa non solo sotto l’aspetto agonistico, ma anche esistenziale.

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By IES Team